Quando si eredita una casa, si eredita ben più delle mura, si ereditano i debiti ed i crediti con le generazioni passate.
Quando si ristruttura una casa che è testimone di un passaggio generazionale, non si mette solo mano ai pavimenti, all’impianto idrico o elettrico, agli infissi o alle opere murarie. Si va a toccare emozioni e ricordi legati all’infanzia. Entrano in gioco strutture di relazioni e sistemi di significati.

In questo intervento il lavoro con il committente è stato portato avanti per tutta la durata dei lavori sia sul piano psicologico che di interior design. Questo duplice piano d’azione ha fatto sì che nei mesi della ristrutturazione le persone elaborassero il lutto per la recente perdita, prendessero contatto con le parti più fragili, ma anche più autentiche del sè e mettessero in atto delle strategie per arricchire la loro qualità di vita parallelamente all’abbellimento dell’immobile.

La ristrutturazione è stata imponente: rifacimento del tetto, opere murarie, infissi interni ed esterni, impianto elettrico, pavimenti, coibentazione, rifacimento della parte esterna, del cortile e del passo carraio, sono alcuni dei lavori eseguiti.
Il risultato ha portato ad una casa che è attualmente work-in-progress, che si definirà con il tempo.

Una casa non si può mai dire finita, in quanto creatura viva e passibile di mutamenti.
Il risultato di come quelle persone vivranno in quello spazio sarà il sogno convergente di più persone e più generazioni che hanno a priori definito i propri bisogni, nella consapevolezza che al mutare dei bisogni stessi, muterà la loro relazione e la relazione con la casa e l’uso dello spazio.